Distopia, malattia e lotta di classe

Per Wahloo, L’epidemia, Einaudi, 2014

Nella letteratura fantascientifica, uno dei moduli letterari o temi narrativi che ha riscosso molto successo è quello distopico, ovvero la descrizione di una società altamente ostile, antiumana e angosciante.

Difatti i giorni che stiamo vivendo, ci riportano pienamente all’interno del genere in questione. I tempi del coronavirus, e del clima spettrale che viviamo, ci proiettano senza dubbio all’interno della distopia pura.

Alcuni autori hanno già immaginato, con grande intuito, racconti che ribaltano la condizione di fortezza Europa, dove, l’incontrollata diffusione del coronavirus in Occidente spinge le popolazioni europee a rifugiarsi in Africa, con qualsiasi mezzo, persino con imbarcazioni precarie e passaggi di fortuna. Il continente africano nella finzione letteraria risulta immune dalla pandemia soprattutto per le diverse condizioni climatiche.

Gli europei riceveranno però la stessa accoglienza, se non peggiore (a causa dell’ emergenza sanitaria) subìta da quelle stesse popolazioni africane immigrate che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa: “Non passerete. Andate a casa vostra con la vostra malattia e le vostre miserie” … massacri indiscriminati, lager da quarantena, ecc…

Ovviamente qui siamo nel tema del ribaltamento percettivo che, seppur geniale e istruttivo, descrive comunque l’essere umano come vendicativo e privo di empatia (in Africa forse verremo trattati meglio… chissà).

Sia dal punto di vista letterario che cinematografico alla distopia si è attinto a piene mani. Cito solo qualche esempio: Io sono leggenda di Richard Matheson, con la trasposizione cinematografica di Francis Lawrence nel 2007, col bravissimo Will Smith e la bellissima e impeccabile Alice Braga. L’esercito delle 12 scimmie capolavoro di Terry Gilliam con Brad Pitt e Bruce Willis del 1995; il romanzo The eyes of darkness di Koontz del 1981, che ci porta dritti dentro le nostre paure odierne, facendo riferimento a un virus chiamato “Wuhan-400” (per ricordare solo alcuni di quelli che hanno a che fare con una pandemia).

Anche autori non propriamente dediti al filone distopico si sono comunque cimentati in questo genere.

È il caso dello scrittore svedese Per Wahloo, col suo romanzo L’epidemia.

La particolarità del romanzo in questione è quella di mischiare, in pieno spirito postmoderno, la fantascienza distopica col poliziesco, dove il movente originario è addirittura quello di distruggere preventivamente la possibilità di una società socialista. Questa la trama.

In una nazione nordeuropea, un governo semidittatoriale chiamato “la Concordia”, esaudisce tutti i bisogni primari ma limitando le libertà e deindividualizzando i cittadini, favorendo l’aumento dell’alcolismo e la diminuzione del tasso di natalità. Il commissario Jensen, gravemente ammalato, si reca all’estero per una operazione chirurgica rimanendo isolato dagli avvenimenti. Un funzionario gli riferisce che il suo paese è in quarantena e il capo del governo vuole incontrarlo per affidargli l’incarico di indagare su quanto sta accadendo in patria.

Al ritorno, Jensen trova un paese deserto dove un virus ha decimato la popolazione e i sopravvissuti sono barricati nelle case terrorizzati mentre i donatori di sangue spariscono uno ad uno.

Il sospetto è che dietro a tutto ciò ci sia una manovra di una fazione governativa che ha preso il sopravvento. L’autorità indiscussa passa al “generale medico”… eppure grazie al collaboratore medico della polizia che si rivelerà prezioso, e che è membro del più influente circolo socialista del paese, pian piano le trame verranno a galla. Uno dei militanti dell’associazione socialista, amico del medico, racconterà all’ispettore pian piano l’evolversi degli avvenimenti, che avevano come obiettivo lo spazzare via l’opposizione socialista e instaurare un regime dittatoriale a tutti gli effetti. Le cose andranno diversamente grazie alla resistenza dei militanti socialisti che contribuiranno a svelare le trame della “Concordia” :

[…]”Perché la cosiddetta Concordia non è mai stata altro che un bluff. È nata perché il vecchio presunto movimento socialista stava perdendo la presa sui salariati e sulla classe operaia. E in quel momento la socialdemocrazia ha venduto i propri elettori ai conservatori. È entrata nella grande coalizione, o coalizione della Concordia, come venne chiamata più tardi, solo perché una manciata di persone voleva aggrapparsi al potere. Ha abbandonato il socialismo, in seguito ha cambiato programma di partito e ha consegnato il Paese all’imperialismo e alla formazione del capitale.

Difficile che lei se ne ricordi, – disse amichevolmente Jensen. – Quanti anni ha?

Trenta. Ma ho studiato a fondo e a lungo queste problematiche. Per impedire che il Paese diventasse socialista, il partito socialdemocratico e il movimento sindacale hanno abbandonato i loro principî ideologici più importanti. I leader di quel tempo erano rimasti così tanto al potere che non avevano intenzione di rinunciarvi. Inoltre avevano scoperto che anche il movimento operaio e il suo organo di rappresentanza potevano essere gestiti secondo un modello conservatore-plutocratico, che prevedeva una convenienza economica per pochi. Il principio fondamentale della Concordia era ed è che tutto deve avere una convenienza. Ecco perché è nata questa formazione politica fantasma, e la sua vera natura è stata celata dietro un’ipocrita facciata di cliché e di crescente benessere, reciproca comprensione e sicurezza. Dietro il fatto che tutto continuava a migliorare.”

È in questo clima che si diffonde il morbo, dapprima come un’inspiegabile aggressività, accompagnata da uno smodato desiderio sessuale, poi seguito da un periodo di normalità che dura qualche settimana poi da un rapido peggioramento fisico che porta direttamente al decesso… non esistono cure che reggano.

Il medico della polizia infatti scopre che l’epidemia è il risultato di un esperimento governativo, chiamato in codice “Salto d’acciaio”, andato oltre i suoi scopi originari. I contaminati da una sostanza sperimentale, il D5H, sviluppano un’incontrollabile aggressività e muoiono pochi giorni dopo il contagio.

Il ministro responsabile della supervisione del progetto verrà arrestato dai gruppi militanti ed interrogato dall’ispettore, anche se ormai Jensen non ha più la possibilità di arrestarlo, poiché la situazione è in mano ai gruppi della resistenza:

[…]“La macchina con il ministro e le guardie armate partì. I due uomini rimasero nel cerchio di luce davanti alle porte d’ingresso del terminal, a pochi metri dalle cabine telefoniche. Jensen guardò l’orologio. Erano trascorse esattamente ventiquattr’ore da quando si era trovato lì l’ultima volta.

Cosa pensate di farne?

Non sono affari miei, – disse il medico della polizia alzando le spalle.

Non è nemmeno accusato di qualche crimine.

Il capitalismo è criminale di per sé. Ma è una tigre di carta. Se qualcuno getta una manciata di terra nel meccanismo, non ha nessuno a cui appoggiarsi. Le persone se ne disinteressano. Non sanno niente e non capiscono niente al di fuori del proprio angusto settore di specializzazione. E l’alienazione impedisce loro di stabilire collegamenti.[…]

E adesso, quindi, trasformerete in socialista questa società?

Può scommetterci, Jensen […]

Flavio Figluolo

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